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associazione di promozione sociale

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Dal 2000

L’associazione di Promozione Sociale IL MAGNETE nasce dal sogno comune di più persone che hanno creduto fortemente nei valori associativi e nella solidarietà. Prende vita nel febbraio del 2019, dopo due anni di attività sotto forma di Cooperativa Sociale, e sette anni di attività non riconosciuta. La decisione di modificare la tipologia di attività è stata dettata dal fatto che in realtà non si è mai operato con scopo di lucro, con una scarsa entrata di denari e conseguente mancanza di copertura delle spese minime burocratiche. Inizialmente la cooperativa si occupava di penale minorile, utenti psichiatrici e adolescenti, con un focus sulle prevaricazioni e sul riconoscimento del disagio a partire dall’incontro nei punti di aggregazione giovanili attraverso l’educativa di strada.

POSTER REALIZZATO DAI BAMBINI. DICE "CATTURA GLI INSULTI E RENDILI NULLI. SE DI GIUSTIZIA HAI SETE, METTI I BULLI NELLA RETE"

Mission

La nostra Mission è il perseguimento dell’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso la lotta al bullismo in ogni sua forma.

L’associazione, frutto della passione e della professionalità di un gruppo di figure multi professionali, ha quindi deciso di focalizzarsi sulla prevenzione al bullismo in ogni sua forma, includendo il vandalismo, il cyber bullismo, ogni forma di prevaricazione e prepotenza, anche attraverso l’Educativa di Strada Leggera, terminologia coniata dagli operatori della stessa Associazione, coprendo una parte di utenza ancora legata al vecchio concetto di EDS, ormai oltrepassato e, per forza di cose, non più efficace come un tempo.

Il Magnete non ha scopo di lucro. Attiva sul territorio sin dal 2011, ha come obiettivo quello di contrastare il bullismo in ogni sua forma e di parlare ai cittadini, grandi e piccoli, di utilizzo consapevole delle tecnologie, e lo fa attraverso diverse modalità: istruzione, cultura, musica, teatro, sport. Svolge inoltre servizi di volontariato generici, offrendo al territorio aiuti concreti ove ce ne sia necessità.

Abbiamo attivato un servizio interno gratuito di ascolto, sia dal punto di vista psicologico sia legale, per ascoltare e difendere le vittime inserite in dinamiche di bullismo.

Viviamo di donazioni e abbiamo diversi sponsor che sostengono le nostre attività itineranti e quelle all’interno delle scuole.

Lo scopo principale che l’Associazione intende perseguire è quindi quello del contrasto al bullismo in ogni sua declinazione attraverso progetti di prevenzione sia sul territorio che in modo specifico nelle scuole. Il Magnete realizza i propri scopi sociali anche mediante il coinvolgimento delle risorse vive della comunità, dei volontari, dei fruitori dei servizi ed enti con finalità di solidarietà sociale, attuando in questo modo – grazie all’apporto dei soci e degli associati – l’autogestione responsabile.

Il nostro intervento è finalizzato alla promozione di condizioni di equità e di giustizia sociale attraverso la costruzione di legami rafforzativi tra coetanei al fine di indebolire le figure prevaricatrici negative oltre che di formazione continua delle stesse e di coloro che vivono situazioni di fragilità.

L’associazione progetta, organizza e realizza attività di:

  • divulgazione (Presentazioni «on the road», Dibattiti, Seminari, Convegni);
  • formazione (Progetti Culturali, Corsi di Formazione e Laboratori per Studenti, Assistenti Sociali, Educatori, Insegnanti, Genitori);
  • comunicazione sociale (Concerti, Spettacoli, Fiere ed Eventi di Sensibilizzazione al problema, Social Media).

Crediamo fortemente che la Condivisione, la Collaborazione e la Conoscenza siano strumenti potenti, in grado di sconfiggere l’ignoranza, la cattiveria, la paura. L’arte, lo sport, la tecnologia, l’amicizia, la correttezza, l’onestà sono gli ingredienti che misceliamo per costruire una comunità unita contro ogni sopruso, ingiustizia e atto violento nei confronti dei più deboli.

Una lettera importante

Ciao a tutti, il mio nome è Federico.

Sono stato contattato dall’associazione Il Magnete di Tavazzano in seguito a una segnalazione di Marika, ragazza che ho bullizzato quando ero un ragazzino. Ora ho 38 anni e ho due bambini di 4 e 7 anni.

Non mi ero mai reso conto del male che le avevo fatto.

Mi è stato chiesto di presentarmi a teatro, ma non ce la faccio, mi vergogno troppo.

Marika ha chiesto di potermi affrontare faccia a faccia, ma se solo avessi saputo per tempo cosa mi sarei trovato di fronte, probabilmente non avrei accettato di vederla.

Non mi ricordavo neanche il suo viso quando ho acconsentito di chiacchierare con lei a distanza di tanti anni. Ricordo solo che era magra, bassa, con gli occhiali e l’apparecchio. L’ho avuta in classe con me dalla prima elementare alla seconda media, perché poi lei ha cambiato scuola, e ora so perché: non ce la faceva più ad andare avanti in quel modo, a stare in una classe di persone che la detestavano senza alcun motivo.

Devo ammettere che i ricordi che avevo io di Marika sono risultati completamente diversi rispetto a quelli che invece ha lei. Anche le sensazioni. Per me era solamente la più brutta della classe: le si vedevano le ossa, e alle medie aveva anche un sacco di brufoli. Ricordo che la chiamavo “scherzo della natura”. Ma non lo facevo per male, lo facevo e basta. Faceva ridere i miei amici, e io mi sentivo un figo. Mi piaceva vederla piangere, era una debole, e più la sua faccia si imbronciava, più i miei muscoli sembravano aumentare di massa. Dicevo sempre che le puzzava l’alito. Non ricordo se era vero, ma quello la faceva arrabbiare tantissimo e io mi sentivo davvero soddisfatto.

Nessuno stava con lei, non volevamo rischiare di prendere malattie. Solo un ragazzino di cui neanche ricordo il nome, la sopportava. Ma adesso penso: perché avrebbe dovuto sopportarla? Cosa aveva di sbagliato? Ed è quello che Marika pensava ogni volta che la trattavamo male. Mi sono sentito una nullità l’altro giorno quando l’ho sentita parlare, quando l’ho sentita urlare contro di me, quando l’ho vista piangere. Non fa più lo stesso effetto di quando ero ragazzino. No, ora fa male anche a me. Le lanciavamo le palline di carta, le scrivevamo bigliettini con offese di ogni genere. Ridevamo del modo in cui si vestiva, del modo in cui camminava, del modo in cui parlava. Ci divertivamo a disordinarle i capelli scuotendoglieli con le mani. A volte la costringevamo a consegnarci con la forza la sua merenda.

Avevo una piccola banda, eravamo un po’, non ricordo con esattezza quanti, ma circa una decina. Facevamo paura, escludevamo tutti, nessuno poteva avvicinarsi a noi. Per far parte del nostro gruppo dovevi essere “degno”. Rubavamo i soldi, rovinavamo le colle, i righelli, facevamo le pieghe ai quaderni. Arrivavamo a chiudere le persone in bagno.

Ma erano solo ragazzate per noi, innocenti ragazzate. E minacciavamo, eccome:prova ad andare a dirlo a tua mamma o alla prof, e hai finito di vivere”. Così terrorizzavamo chiunque. E nessuno ci ha mai detto niente. Nel nostro gruppo c’era una sola ragazzina. Ho saputo che entra ed esce dalle comunità per tossicodipendenti. Lei era andata ben oltre il consentito a quei tempi. Ha continuato ad essere prepotente anche alle superiori. Ballava nei corridoi, ha messo le mani addosso ad un professore. Si è spinta troppo in là, io mi sono fermato prima perché avevo una famiglia alle spalle, lei invece non aveva nessuno. Ad un certo punto sono stato sospeso, e mio padre mi ha massacrato di botte. Sono stato denunciato da un ragazzino a scuola perché gli avevo rotto la cerniera dell’astuccio. I miei compagni lo hanno picchiato perché aveva fatto la spia alla prof.. e e io ho smesso, per forza. Ero stato scoperto e non volevo più prendere botte da mio padre. Per fortuna è successo alla fine della terza media, poi io sono andato a studiare a Milano e ho iniziato a frequentare persone diverse.

Marika mi ha riferito di essere stata in analisi da uno psicoterapeuta per anni. Ha accumulato tanta rabbia e frustrazione da avere serie difficoltà nel rapporto con gli altri. Si è laureata in psicologia per cercare di capire come fare a guarire da quel forte dolore costante che provava, e ha scritto una tesi sul bullismo. La sto leggendo. Ci sono anch’io tra gli elementi descritti, e vi assicuro che non è un onore. Se solo potessi tornare indietro.

Il pomeriggio, dopo l’incontro con Marika, ero al parco con uno dei miei figli e gli ho sentito urlare a un altro bambino “sfigato!”. L’ho raggiunto e gli ho tirato una sberla in pieno volto. Lui mi ha guardato ed è scappato dietro ad un albero. So di avere sbagliato, non avrei mai dovuto colpirlo, ma la tensione accumulata quella mattina era scoppiata nel peggiore dei modi. Non ho avuto neanche il coraggio di chiedere scusa a mio figlio, perché non vorrei mai dovergli dare giustificazioni raccontangli quanto ero stato “indegno”. Non voglio che anche lui possa commettere il mio stesso sbaglio, ma con la violenza ho dimostrato di essere ancora solo e soltanto un penoso bullo adulto. Non voglio, non voglio più esserlo.

Mi spiace Marika di averti causato un simile dolore, me ne vergogno profondamente.

Le persone spesso soffrono in silenzio, con la speranza che prima o poi chi le attacca semplicemente smetta. Ma in realtà il pugnale che è stato conficcato nel loro cuore resterà lì per l’intera vita e farà male, molto male.

Il bullismo è un reato, non bisogna mai dimenticarlo. È necessario ricordare ai ragazzi che devono parlare, anche in caso di minaccia. Non c’è nulla di più forte della propria famiglia, dei propri insegnanti, dei docenti. Loro sapranno aiutarli, e lo dico da ex bullo: il silenzio e la paura sono la loro unica forza.

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